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  • Tusculum: la città latina fondata da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe.
30 Giugno 2022

Tusculum: la città latina fondata da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe.

Tusculum: la città latina fondata da Telegono, figlio di Ulisse e di Circe.

da Paolo Gomez / sabato, 24 Aprile 2021 / Pubblicato il Archeologia1, Il blog, Viaggiando .....

Ci sono due leggende che trattano della mitica fondazione di Tusculum, una afferma che la città nacque per volontà di Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe; l’altra tira in ballo il re latino Silvio, che a sua volta era nipote di Silvio figlio di Enea. Questo secondo mito è narrato da Tito Livio, il quale aggiunge che il re latino avrebbe fondato la maggior parte delle località più antiche del Latium, del Lazio. La cosa certa è l’esistenza di dati archeologici, essi ci dicono che sulla dorsale vulcanica del Tuscolo vi erano insediamenti umani almeno dall’Età del Rame, anche se l’abitato vero e proprio risale all’Età del Ferro. La storia di questa città, ubicata sui Colli Albani nell’area dei cosiddetti Castelli Romani, è molto complessa e presenta varie sfaccettature, i primi insediamenti conosciuti risalgono all’Età del Rame, ma le sue vicende attraversano l’epoca romana e quella medioevale, fino alla sua distruzione. Il suo nome sembra alludere a un’origine Etrusca, ma non sono stati mai trovati riferimenti di questo popolo, nella città, una delle ipotesi più attendibili e che il nome Tusculum deriva dal suo corso d’acqua Tuscus amnis, il quale si getta nell’Aniene e di conseguenza nel Tevere. Era una città ricca di grandi costruzioni, intorno a essa vi erano giardini e ville, in special modo nella parte bassa, quella rivolta verso la Città Eterna. Narra Strabone: “Città non male fabbricata, essa viene adornata dalle piantagioni, e dagli edifici, che ha intorno, e specialmente da quelle che stanno sotto di essa verso Roma; per ciò il Tusculum è ivi un colle fertile, e bene irrigato, che in molte parti sensibilmente s’innalza, e contiene edifici imperiali sontuosissimi”. A parte i vari miti, molti dei quali nascono nel mondo romano ma si vanno a sovrapporre con quelli albani, basta ricordare le vicissitudini di Romolo e Remo, la città, come nucleo abitativo, fu fondata, dai Latini, pressappoco intorno al 1500 a.C., ben prima della guerra di troia, i cui discendenti vengono citati da Tito Livio. All’alba del 509 a.C., i Romani si ribellarono e cacciarono Tarquinio il Superbo e fu proclamata la Repubblica Romana, l’ultimo re di Roma chiese supporto militare al genero Ottavio Mamilio. Quest’ultimo glielo fornì facendo scendere in campo la Lega Latina, di cui Tusculum faceva parte, fu così che i Romani affrontarono la loro prima epica battaglia che si svolse presso il Lago Regillo, località collocabile tra le attuali Frascati e Colonna. Era, secondo alcuni, il 499 a.C., altri pensano la sia stato il 496 a.C., di certo la battaglia fu epocale, la leggenda mise in ballo anche i Dioscuri che scesero a dare manforte all’esercito romano. Leggenda a parte, i Latini subirono una clamorosa sconfitta pur essendo in grande superiorità numerica, Ottavio Mamilio morì nella battaglia e i due popoli siglarono un accordo in cui veniva stabilita la parità assoluta tra di essi, il foedus Cassianum, correva l’anno 496 a.C. o il 493 a.C., in pratica tre anni dopo la battaglia. La grande importanza di questo accordo si palesò nel 460 a.C., quando i Sabini comandati da Appio Erdonio riuscirono ad occupare il Campidoglio, “… solum auxilium Tusculanis venit”, come ci ricorda Tito Livio, solo Tusculum accorse in aiuto dei Romani. Le truppe comandate dal dittatore Lucio Mamilio, insieme a quelle romane guidate dal Publio Valerio Volusi, riuscirono a sconfiggere i Sabini e a liberare Roma. In quell’occasione Lucio Mamilio ricevette la cittadinanza romana.

Un favore che Roma ricambiò l’anno successivo, quando gli Equi riuscirono a conquistare la città latina, Quinto Fabio Vibulano al comando delle truppe romane si precipitò in aiuto dei Tuscolani e riconquistò la città. Le rose però hanno anche le spine e nel 381 a.C., arrivarono a Roma voci di trame nascoste tra i Tuscolani e i Volsci, i Romani inviano Marco Furio Camillo con le sue truppe, ma Tusculum si arrese e non oppose alcuna resistenza. Questo gesto le fece ottenere la qualifica di Municipium. A Roma scoppiò la guerra civile tra Mario e Silla, questa volta Tusculum scelse la parte sbagliata, infatti, si schierò a favore Gaio Mario il Giovane e i suoi populares. Nella battaglia di Porta Collina, dell’82 a.C., Lucio Cornelio Silla con i suoi optimates vinse e Tusculum pagò le conseguenze di quell’alleanza, il suo territorio, fino a Bovillae, venne centuriato ed assegnato ai veterani sillani, la città aveva perso ogni rilevanza politica e militare. Da questo punto in poi la città assunse un’importanza completamente diversa, grazie alle sue caratteristiche di clima e salubrità, divenne un luogo per il soggiorno nei nobili romani. Tra la fine dell’Età Repubblicana e l’Età Imperiale, sorsero molte ville suburbane grandiose fatte edificare dai nobili più importanti di tutta Roma, parliamo di personaggi quali: Lucio Cornelio Silla, Marco Tullio Cicerone, Gaio Asinio Pollione, Lucio Licinio Lucullo, Aulo Gabinio, Gaio Lutazio Catulo, Marco Porcio Catone Uticense, ecc. Giungiamo così all’Età Imperiale, la tradizione popolare vuole che sia San Pietro apostolo sia San paolo di Tarso passarono in questi luoghi per diffondere il Cristianesimo, certo è che la nuova religione si diffuse rapidamente in tutto il territorio tuscolano e non solo nei ceti inferiori, ma anche i nobili e i ricchi ne furono presto coinvolti. Il cugino di Domiziano, Tito Flavio Clemente, aveva una villa in questi territori, forse quella già appartenuta a Lucullo, sui ruderi della stessa oggi troviamo il centro di Frascati, fu perseguitato, insieme a sua moglie Flavia Domitilla. Sembra che Domiziano lo condannò a morte perché si convertì al Cristianesimo, o forse all’Ebraismo, insieme a sua moglie, che oggi la chiesa riconosce come Santa, ci sono molte prove e testimonianze paleocristiane in tutta la zona tuscolana: le catacombe Ad Decimum, al X miglio della via Latina, la quale contiene oltre ottocento sepolture che arrivano fino al V secolo, e affreschi del III secolo e del IV secolo; il cimitero Cristiano presso il XII miglio della via Latina. Giovanni di Cappadocia che fu allievo di San Basilio Magno, fondò, nel 370, un monastero basiliano al XV chilometro della via Latina. Poi venne la fine dell’Impero Romano… Tusculum lentamente ma inesorabilmente decadde perdendo tutta la sua importanza e la prosperità, c’è, però, da dire che rimaneva un’importante roccaforte. L’epoca medioevale vede, dal X secolo, la famiglia dei conti di Tuscolo attestarsi sull’acropoli della città e per oltre un secolo avere i pieni poteri su questi territori. Dall’alto della rocca tuscolane padroneggiavano in tutta questa parte del Lazio. A Tusculum la tradizione Cristiana ebbe una lunga storia, nel 1004 San Nilo da Rossano decise di fermarsi in questa zona e si installò nel romitorio di Sant’Agnese, sulle pendici del colle. Gregorio I, dei conti di Tuscolo, accolse in maniera trionfale il Santo e gli cedette il terreno su cui venne eretta l’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata. Nel 1167 avvenne un fatto poco edificante per la città, in una località chiamata Prata Porci, appena sotto la città, ci fu un’aspra battaglia tra le truppe tedesche guidate da Federico Barbarossa e quelle civiche romane, ed ecco il “Fattaccio” i Tedeschi, vincitori, trovarono ospitalità tra i tuscolani. La cosa, però, non finì qui, nel 1191 le truppe mandate da Roma assaltarono Tusculum radendola al suolo, il territorio cosiddetto “Tenimentum tusculanum” fu donato al papa, il quale provvide a distribuirlo tra conventi e chiese varie. In quest’area oggi sorgono: Monte Compatri, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone. La città venne distrutta completamente, si può dire, parafrasando la famosa frase pronunciata da Marco Porcio Catone “Carthago delenda est”, “Tusculum delenda est”. Il suo territorio divenne zona boschiva e tutti materiali ricavati dagli edifici abbattuti furono riutilizzati dagli abitanti dei paesi confinanti, la distruzione divenne così completa. Oggi di tutto questo cosa resta?

Gli scavi archeologici iniziarono nel XIX secolo, ma da allora molte campagne di scavo si sono succedute, anzi sono ancora in atto, per riportate alla luce ciò che resta della città Preromana, Romana e Medioevale. I primi sterri risalgono al 1806 questi, che sicuramente non furono scavi archeologici né tantomeno di studio, riportarono alla luce del sole vari reperti che furono venduti sul mercato antiquario francese. Tali scavi furono finanziati da Luciano Bonaparte. Meno vent’anni dopo, nel 1825, la Regina Maria Cristina, moglie di Carlo Felice re di Sardegna, incaricò l’archeologo Luigi Biondi di riprendere gli scavi. Un’altra campagna di scavi fu effettata tra il 1839 e il 1840, questa volta i lavori si svolsero intorno l’area del teatro, i reperti ritrovati furono portati nel castello ducale di Agliè in Piemonte dove ancor oggi sono custoditi. Gli sterri si fermarono per un lungo periodo, ma ripresero tra il 1955 e il 1956 durante questi scavi emerse una necropoli e diverse urne cinerarie. Gli scavi e gli studi ripresero nel 1994, queste campagne, che avviarono un intervento del tutto scientifico, hanno restituito molti reperti che non sono stati portati via dal sito, inoltre, furono fatte una serie di pubblicazioni che hanno fatto chiarezza sulla forma di Tusculum e le vicende storiche che la videro protagonista; a questa seguirono altre campagne, che fino al 2010 hanno portato importanti ritrovamenti e completamenti degli studi precedenti… e non finisce qui, i lavori continuano e continueranno in futuro, almeno si spera. La domanda però rimane: cosa rimane oggi?

Il Teatro e il Foro.

Il Foro era situato a seicento trenta metri di altezza sul livello del mare, ovviamente era il centro della città antica ed era di misura contenuta, cinquantacinque metri di lunghezza per trentasei metri di larghezza. Gli studiosi hanno ipotizzato che il Foro nacque come mercato posto all’incrocio tra importanti arterie e al limite dell’abitato. All’interno vi era una fontana monumentale, risalente a un periodo che è databile tra il VI secolo a.C. e il V secolo a.C., la cosiddetta “Cisterna Arcaica”. Questa fontana era larga poco più di due metri, larga circa tre metri e alta quasi quattro metri, fu realizzata, con pietra di tufo in opera quadrata e aveva una volta ogivale. Più in basso di questa vi era la cosiddetta “Fontana degli Edili” oggi del tutto scomparsa. Nel periodo Repubblicano il Foro subì notevoli trasformazioni e monumentalizzazioni, nel III secolo a.C. fu realizzato un muro di contenimento di elevato spessore, circa due metri e cinquanta centimetri, mentre la sua altezza era di nove metri e la sua lunghezza di trentacinque metri. Sul limite opposto al muro di contenimento vi era un edificio sempre, della stessa epoca del muraglione, di venti metri di lunghezza per dieci metri di larghezza. Quest’ultimo, sulla facciata, quasi sicuramente presentava un colonnato, inoltre vi era un altro edificio identificato come Curia del Senato Tuscolano, questo, databile tra il V secolo e il IV secolo a.C., era lungo dieci metri e largo sette metri. Tra il II secolo a.C. e il I secolo a.C. furono realizzati dei sacelli dedicati a divinità ed eroi, Ercole, per esempio. Sul finire dell’epoca Repubblicana furono realizzati canali e marciapiedi, un edificio con pavimento in opera musiva, una Basilica, con colonnato, che aveva una lunghezza di circa trenta metri e una larghezza di venti metri. Nel I secolo a.C., venne costruito un importante edificio, sfruttando il naturale pendio dell’Acropoli, si realizzo il Teatro, il monumento, di tutta la città, che si è meglio conservato, infatti, di tutto il resto non rimane molto. Tusculum raggiunse il suo massimo splendore all’inizio dell’Età Imperiale, il Foro fu pavimentato in pietra, mente le strade limitrofe furono basolate, i canali furono interrati, fu decorato con statue e fino alla dinastia Flavia continuò a essere restaurato, abbellito e rinnovato. L’area cadde in abbandono nel III secolo d.C., nel Medio Evo assunse la funzione di cimiteriale e abitativa. Durante gli scavi del XIX secolo il Foro fu depredato di ogni arredo e di ogni oggetto di valore che era rimasto nell’area.

Abbiamo detto che il teatro, eretto nel 75 a.C., andava a poggiarsi alle pendici del colle dell’Acropoli, il pendio venne sfruttato per la realizzazione della cavea. Questo edificio aveva una notevole valenza e la strada di accesso all’Acropoli fu fatta passare sotto la cavea del teatro stesso, ottenendo, in questa maniera, una via coperta, “Una via tecta”, che permetteva l’accesso alla rocca. In origine l’edificio aveva un diametro di quarantacinque metri e poteva ospitare millecinquecento spettatori. La scena fu restaurata e ampliata all’inizio dell’epoca imperiale e raggiunse le dimensioni di dodici metri per circa trentacinque metri. Lo spettatore che entrava per la manifestazione poteva ammirare le statue di: Oreste, Pilade, Telemaco, Telegono e Difilo che andavano a decorare la scena. Dietro la scena vi erano alcuni ambienti, al centro della cavea vi era la porta regia e ovviamente non potevano mancare il piano del coro e dell’orchestra, che era circolare. L’accesso al pubblico era garantito da ingressi laterali, i vomitoria, mentre ai magistrati, che presenziavano agli spettacoli, erano riservati i tribunalia. Sul teatro compare un’iscrizione “Moderna” posta a ricordo della visita di papa Gregorio XVI che, nel 1839, incontrò regina Maria Cristina, vedova di Carlo Felice, la quale aveva finanziato gli scavi.

L’Acropoli.

Saliamo sulla sommità del colle dove nell’antichità fu eretta l’Acropoli, siamo a seicento settanta metri altitudine sul livello del mare, cosa troviamo di antico? Praticamente quasi nulla, oggi lo spazio è occupato dalla Croce del Tuscolo, un alto crocefisso che oltre alla funzione di simbolo della cristianità esplica anche il compito di punto d’orientamento. Abbiamo detto che di Antico non rimane nulla, furono però ritrovate alcune interessanti iscrizioni relative a due templi del I secolo a.C., che hanno svelato, agli studiosi, l’esistenza, sull’acropoli, del tempio intitolato a Iside e di quello dedicato ai Dioscuri. Il culto dei due Dioscuri, Castore e Polluce, era considerato monto importate dagli abitanti di Tusculum, infatti, gli dedicarono anche una moneta. Sono, però, rilevanti resti Medioevali che dimostrano quanto la zona fosse, prima della distruzione, ad alta intensità abitativa. Nel Medioevo l’intera acropoli fu circondata da mura, in parte ancora visibili, realizzate con tecniche diverse e precisamente: in opera quadrata di tufo; in opera poligonale di selce; a doppia cortina in ordini di tufo e selce.

Nelle mura si aprivano quattro porte una per ogni lato del perimetro, quella principale era quella rivolta verso le abitazioni sottostanti e presentava un imponente bastione di difesa. Come detto, nell’interno vi erano molte abitazioni strade e piazze, lungo la strada principale, che correva parallelamente alle mura, si affacciavano gli edifici più importanti, di uno di questi resta parte della facciata e poiché presentava molti ambienti, gli esperti hanno ipotizzato che questo poteva essere il palazzo dei conti di Tuscolo. In età arcaica le pendici dell’acropoli furono utilizzate come cave di tufo e di selce, tanto che nel terreno si venne a formare una voragine. Dell’abitato sottostante restano vari resti, compresi quelli di una chiesa cristiana.

L’Anfiteatro, la Villa di Cicerone, la Via dei Sepolcri, Case e Ville sparse.

L’anfiteatro di Tusculum fu edificato fuori le mura della città, poggiante in parte sulle pendici della collina e in parte su sostruzioni in muratura, fu posto all’interno di una piccola valle, in cui probabilmente c’era un bosco sacro. L’edificio fu esplorato nel XIX secolo in due campagne diverse, ma gran parte di esso è ancora interrato, nel 1820 furono riportati alla luce gli ingressi principali, nel 1867 il resto di quel che si vede. L’anfiteatro fu costruito nel II secolo d.C., la data è ben documentata dai bolli posti sui mattoni, era destinato agli spettacoli tra gladiatori, a quelli con gli animali e alle esibizioni degli atleti. L’edificio era di forma ellittica, l’asse maggiore era di ottanta metri, mentre quello minore era di cinquantatré metri, la cavea, da calcoli fatti dagli esperti, poteva contenere circa tremila spettatori, l’arena misurava quarantotto metri per ventinove metri. La costruzione presentava tecniche di costruzioni diverse, la parte alta era in opera mista, reticolata e mattoni, mentre quella bassa era in opera quadrata eseguita con blocchetti di peperino. Essendo solo parzialmente scavato molte informazioni sulla sua struttura mancano.

La cosiddetta Villa di Cicerone era un complesso imponente, ma di questa grande struttura rimangono solo le massicce sostruzioni e parte del piano superiore che fu riportato alla luce nel 1859. La costruzione era nota già nel XVI secolo e fu identificata come Villa di Marco Tullio Cicerone, in seguito, però, venne attribuita all’imperatore Tiberio in quanto fu ritrovata una sua statua acefala, questa è oggi conservata nel castello ducale di Agliè in provincia di Torino. Studi successivi hanno fatto scaturire un’ulteriore ipotesi, il complesso non era una villa, ma un santuario extraurbano dedicato a Giove, a parte il fatto che questo santuario ne parlano sia Tito Livio sia Macrobio, di certo si sa che l’opera ebbe due fasi costruttive diverse tra il I secolo e il II secolo. Forse la Villa di Cicerone era un edificio diverso da questo, studi approfonditi ancora non ci sono e le notizie sono scarse. Vi è un’altra certezza, Tusculum attirò le famiglie nobili romane, come la Mamilia, la Porcia, la Fulvia, la Fonteia e la Corumcaria, e qui fecero edificare lussuose ville, sembra che siano state identificate: la Villa dei Caecilii; la Villa di Caio Prastina Pacato; la Villa di Asinio Pollione; un’abitazione con peristilio e cisterna; il Praetorium; le terme private e quelle pubbliche. Sicuramente vi è ancora un intero mondo da scavare, scoprire e studiare. Una strada va menzionata, la cosiddetta “Via dei Sepolcri” essa collegava l’abitato all’anfiteatro, era tutta lastricata e lungo la stessa vi erano vari sepolcri, va ricordato che le inumazioni dovevano avvenire fuori dal Pomerio, una sepoltura risalta su tutte, quella di Marco Celio Viniciano.

Una curiosità, nel XIX secolo fu costruito un edificio con materiali di spoglio tolti dagli edifici romani, e sulle pareti furono murate varie lapidi ritrovate durante gli scavi. Nei suoi pressi vi è un’edicola con la riproduzione dell’icona della Madonna di Grottaferrata, l’originale era custodito a Tusculum, ma fu portato nell’abbazia di Santa Maria a Grottaferrata dopo la devastazione e il saccheggio del 1191.

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Tusculum la città dall’aria fine e salubre, dai paesaggi di rara bellezza, dall’abbondanti acque, nata prima di Roma, conquistata dai Romani, rasa al suolo dalle truppe civiche romane, ma i suoi resti sono lì e hanno ancora tante cose da raccontare… per chi vuole ascoltare.

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