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17 Maggio 2022

Subiaco: La Rocca Abaziale o dei Borgia.

Subiaco: La Rocca Abaziale o dei Borgia.

da Paolo Gomez / lunedì, 19 Febbraio 2018 / Pubblicato il Il blog, L'Italia che non ti aspetti, Viaggiando .....

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La Rocca dei Borgia di Subiaco, o meglio, la Rocca Abaziale fu edificata, per volere dell’abate di Santa Scolastica Giovanni V, tra il 1073 e il 1077. La costruzione di questo edificio aveva un duplice scopo, uno difensivo, infatti, la Rocca presentava fortificazioni, carceri, una torre di avvistamento e una chiesa dedicata a San Tommaso. L’altro scopo, a detta di molti studiosi, era quello di simboleggiare un baluardo dell’autorità monastica sull’antico borgo, fu residenza dell’abate e centro strategico, amministrativo, giudiziario del potente feudo monastico. Era, quindi, il simbolo del potere, fu abitata da Giovanni V e da tutti i sui successori fino al 1349, anno in cui la Rocca fu devastata da un terremoto a cui seguirono altre distruzioni e saccheggi da parte dei Sublacensi, poiché essi non furono mai del tutto sottomessi. Gli abitanti di Subiaco si ribellarono all’opera molto repressiva dell’abate Angelo da Monreale, assalirono e danneggiarono gravemente la Rocca, tanto che l’abate Adelmo, successore di Angelo, fu costretto a ritirarsi a Jenne. I rapporti con i Sublacensi non furono mai molto cordiali neppure negli anni che seguirono, ma divennero altamente burrascosi durante il governo di Guglielmo II. Papa Callisto III fu costretto, dopo aver ascoltato il resoconto di un suo inviato, a destituire l’abate dei poteri temporali. Fu istituita, nel 1456, una commenda cardinalizia e fu affidata a un delegato del pontefice l’amministrazione dell’immenso patrimonio dell’Abazia. A tale scopo Callisto III nominò il cardinale spagnolo Giovanni Torquemada, zio del famigerato inquisitore Tommaso, Commendatario dell’abbazia. Questi dopo aver abitato in un piccolo palazzo presso l’odierna Piazza Pietra Sprecata, si trasferì nella Rocca, molto mal ridotta, né fece restaurare una parte e nel 1461 ospitò Papa Pio II che si recò in questi luoghi per far visita ai monasteri benedettini. Il successore di Giovanni fu il cardinale Rodrigo Borgia il quale fece eseguire, nel 1471, grossi e radicali lavori di ristrutturazione e ampliamento della Rocca. Lavori che furono eseguiti, secondo quanto diffuso da Rodrigo, a tutela e protezione dei monaci, dei castelli abaziali e dei confini dello stato pontificio. Il cardinale Borgia fece costruire, nella parte occidentale, una torre a base quadrata, dedicandola a San Benedetto. L’opera fu commissionata all’architetto Baccio Pontelli, questa torre, che presentava merlature, feritoie carceri e baluardi, comunicava con la parte preesistente della Rocca attraverso uno stretto corridoio in cui furono inseriti dei trabocchetti. Un’epigrafe inserita sulla parte occidentale della torre ricorda a tutti lo scopo difensivo della Rocca e lo stemma di famiglia, raffigurante un toro che pascola, mostra il passaggio dei Borgia in quei luoghi. La storia però ci ricorda che la Rocca ospitò, per dieci anni tra il 1476 e il 1486, tale Vannozza Cattanei, l’amante di Rodrigo. È nelle stanze di questa Rocca che nacquero i figli di Rodrigo, i famosi Cesare e Lucrezia. Nel 1492 Rodrigo Borgia salì al soglio pontificio col nome di Alessandro VI, a quel punto la Commenda e la Rocca passarono al cardinale Giovanni Colonna. La famiglia dei Colonna restò in questa fortezza fino al 1633, anche se con vicende alterne, ci furono vere e proprie guerre tra il papato e la famiglia dei Colonna, nel 1556 il commendatario Francesco fu arrestato e tradotto nel carcere di Castel Sant’Angelo. Fu lo stesso Francesco che, una volta tornato in libertà, commissionò importanti restauri della Rocca e fece costruire un lussuoso appartamento. Nel 1633 la commenda passò dai Colonna ai Barberini, infatti, papa Urbano VIII lo affidò ai propri nipoti. Fino al 1753 il feudo rimase in mano alla famiglia Barberini, fu, infatti, in quest’anno che Benedetto XIV tolse ai commendatari la giurisdizione temporale e la Rocca perse, di conseguenza, ogni interesse politico, feudale e militare. Pio VI, al secolo Giovannangelo Braschi, nel 1778, volle dare un nuovo volto alla Rocca e per questo scopo commissionò i lavori all’architetto Pietro Camporese. L’architetto realizzò la strada carrabile, il portale e l’androne per essere utilizzati dalle carrozze; l’orologio pubblico che fa ancora bella mostra di se dalle mura occidentali; dimezzò la torre costruita dai Borgia; fece decorare gli appartamenti con pregevoli affreschi. La Rocca tornò a essere l’abitazione dell’abate di Santa Scolastica, divenuto nuovamente commendatario, ma solo del potere spirituale, l’edificio perse completamente l’aspetto di fortezza medioevale. La pace e la tranquillità durarono poco, infatti, l’esercitò napoleonico nel 1799 l’occupò depredandola di tutto ciò che di prezioso c’era nel suo interno, fortunatamente gli affreschi del XVI secolo e quelli del XVIII secolo si sono salvati ed è possibile ancora ammirare le opere di artisti della cerchia di Perin Del Vaga, di Liborio Coccetti e dei fratelli Zuccari.

La struttura della Rocca e l’arte nel suo interno.

La Rocca Abaziale, che oggi si può vedere, è un complesso composto da tre strutture diverse ed edificate in periodi lontani tra di loro. Come si è accennato l’edificio originario era composto dalla Rocca vera e propria, da una chiesetta e da una triplice cinta muraria, i cui perimetri probabilmente ricalcavano quelli oggi visibili. Il cardinale Rodrigo Borgia fece aggiungere la torre quadrangolare, secondo corpo di fabbrica, dando un aspetto austero a tutto il complesso. Sotto i Colonna il bastione cambiò, però, la sua funzione, infatti, Francesco commissionò dei lavori di restauro, sparirono i trabocchetti, e il suo interno fu modificato allo scopo di renderlo un ambiente di rappresentanza. L’ultimo nucleo fu voluto da papa Pio VI, lo scopo era ben preciso, il pontefice voleva unire le due strutture preesistenti e cambiare definitivamente il senso architettonico dell’insieme, il complesso non doveva avere nessuna funzione militare, ma solo di rappresentanza. Fu aggiunto l’orologio, opera di Giuseppe Ravaglia, sulla Rocca originale, la piccola chiesa fu inglobata nella nuova struttura e sopra il portale d’entrata fu inserito lo stemma dei Braschi. Nonostante le varie devastazioni e depredazioni subite, la Rocca conserva, ancora oggi, importanti e pregevoli opere d’arte.

  • Gli appartamenti Colonna. Al primo piano dell’edificio, a cui si accede tramite un’ampia scala, vi sono gli appartamenti detti dei Colonna, il primo locale, in cui si entra, è un ampio salone cosiddetto dei “Banchetti”, al centro della volta vi è l’immancabile stemma di famiglia, ci sono, poi, due interessanti e ricchi affreschi che raffigurano il ritorno trionfale di Marcantonio Colonna dalla vittoria ottenuta nella battaglia di Lepanto. Vi sono poi sedici lunette in cui sono dipinti gli stemmi della famiglia Colonna, le ville e alcuni episodi di storia Romana. S’intravedono, infine, degli affreschi risalenti alla seconda metà del XVI secolo, ormai ricoperti dalla tinta data sulle pareti. Nelle due stanze che seguono sono rappresentati motivi decorativi simili a quelli del salone, gli affreschi di questi appartamenti sono stati attribuiti ad artisti della cerchia di Perin Del Vaga. Scendendo pochi scalini si entra nelle camere che furono dell’ultimo commendatario, il cardinale Luigi Macchi. Sulla volta, di una di esse, sono raffigurati tre bei putti nell’atto di sorreggere una scritta in latino che riporta il nome del cardinale. Molto caratteristica e interessante è una pergamena incastonata in un punto della volta in cui è riprodotta una lettera del cardinale, in cui è riporta la data della stesura della stessa, il 1896. Sulla volta, di un’altra stanza sono riprodotti, a colori, cinque stemmi del cardinale Macchi.

  • La cappella Paladina. La cappella Paladina, di forma ottagonale, è in stile neoclassico, l’altare è composto di marmi policromi, esso è sovrastato da un raffinato e signorile ciborio di marmo giallo impreziosito e adornato da lapislazzuli. Al centro del quale vi è rappresentata la Madonna del Buon Consiglio, alla quale la cappella è dedicata, racchiusa in una cornice a raggiera. Le colonne del ciborio sono in stile neoclassico e sono sormontate da capitelli corinzi. Un’epigrafe marmorea posta sulla porta ricorda ai visitatori i restauri voluti da Luigi Macchi e risalenti al 1899.

  • Gli appartamenti di papa Braschi. Sono situati al secondo piano della struttura, sono sicuramente i più interessanti, presentano una decorazione pittorica consistente di alto valore storico e artistico. Questi appartamenti sono costituiti da sette stanze tutte affrescate nella seconda metà del XVIII secolo dal pittore folignate Liborio Coccetti e dai fratelli Zuccari. Nelle prime tre sale sono rappresentati, in uno straordinario e meraviglioso ciclo di tempere parietali, un pittoresco viaggio tra i borghi che facevano parte della Commenda di Subiaco. Liborio Coccetti non solo rappresentò i borghi descrivendo sia il paesaggio sia la vita rurale di quel tempo. Nella prima stanza detta “Prima sala della Commenda” si possono ammirare, sulla volta, decorazioni e fregi in stile pompeiano, sulle pareti gli affreschi dei borghi settecenteschi di Subiaco, Agosta, Affile, Ponza, Marano Equo, il monastero di Santa Scolastica e quello di San Benedetto. Nella seconda stanza detta “Seconda sala della Commenda” si possono ammirare, sulla volta dipinta a cassettoni, due putti che sorreggono un medaglione in cui è dipinta l’effige di Pio IX, il papa che fece restaurare le stanze nel 1853, addossato a una parete un raffinato caminetto che riporta la scritta: “Pius Sextus Pont. Max. Anno III”. Sulle pareti ci sono gli affreschi dei borghi di Gerano, Cerreto, Trevi nel Lazio, Jenne, il convento di San Francesco e la chiesa di San Lorenzo con l’annesso romitorio. Infine quattro porte dipinte e decorate con altorilievi di legno dorato caratterizzano ulteriormente questa stanza. Nella terza stanza detta “Terza sala della Commenda” sono raffigurati, sulla volta, sei putti che sorreggono la tiara papale, le chiavi, il giglio e l’aquila coronata mentre due angeli sostengono un medaglione di colore azzurro nel cui centro vi è il ritratto di Pio VI. Sulle pareti si possono ammirare gli affreschi degli altri borghi sublacensi e precisamente di Roiate, Civitella, Rocca Santo Stefano, Camerata vecchia, Cervara, la Maddalena, Canterano e Rocca Canterano con Rocca di Mezzo. Questi ultimi due affreschi sono davvero meravigliosi, uno sguardo su Canterano illuminato dalla luna e una splendida vista innevata di Rocca Canterano. Infine, concludono la stanza due piccoli affreschi posti sopra alle porte, anch’esse dipinte, che riproducono la chiesa Santa Maria della Valle e il convento dei padri cappuccini. Proseguendo si entra nella quarta stanza, questa è caratterizzata da una forma romboidale, sulla volta sono rappresentate le virtù della carità, della fede, della speranza e della religione. Nei quattro angoli troviamo rappresentati quattro continenti, l’Asia, l’Africa, l’America e l’Europa, mentre nella parte alta fa bella mostra di se il trionfo di Pio VI, con caratteristici motivi sacri e mitologici. Ed eccoci nella quinta stanza a cui si accede passando per un transetto, questa era, sicuramente, la stanza più ricca e più spaziosa, poiché in essa trovava posto il trono dell’abate commendatario. È molto probabile che le pareti fossero ricoperte di preziosi damaschi, molti e ricchi dovevano essere gli arredi e i quadri appesi alle pareti, di tutti questi fasti non sopravvive nulla, restano, però, gli splenditi affreschi sulla volta. Al centro di nuovo il trionfo di Pio VI circondato da sette figure che sono la personificazione della pace, della giustizia, della fede, della fortezza, della sapienza, della purezza e della prudenza. Appena sotto il cornicione della volta ci sono interessanti affreschi che raffigurano alcune scene dell’antico testamento. Infine, sulla parete opposta a quella dove era il trono, con baldacchino, vi è un bel camino. La sesta stanza era la biblioteca personale dell’abate commendatario, sulla volta furono affrescati la cornucopia dell’abbondanza, putti, aquile, leoni e gli stemmi dei papi Pio VI e Pio IX. La settima e ultima stanza era quella da letto, essa è divisa in due settori distinti, nel primo si possono ammirare, sulla volta affreschi a carattere sia mitologico sia sacro, i quali cingono un altro trionfo di Pio VI. Sulla finestra tre piccoli e pregiatissimi affreschi che raffigurano: Gesù che conferisce il primato a San Pietro, Gesù che cammina sulle acque e San Pietro che risuscita un morto. Nel secondo settore trovava posto il letto dell’abate che, come tutti gli altri arredi, non è più presente. Meravigliosi sono i nove affreschi che sono presenti, tra cornici dorate, sulla volta della stanza, furono realizzati dando ai personaggi un movimento unico e con un raffinato senso del colore. Questi bellissimi affreschi raffigurano: la crocifissione di San Pietro apostolo, il conferimento del primato, al centro due medaglioni con la gloria di Dio e dei Santi, il discorso della montagna, il martirio di Sant’Andrea apostolo, San Gregorio Magno che serve il pranzo ai poveri, San Pio V che prega la Madonna durante la battaglia di Lepanto.

La Rocca dei Borgia di Subiaco è uno spettacolo da ammirare sia nel suo interno, con gli appartamenti nobili affrescati in maniera magistrale, sia al suo esterno da cui lo sguardo può spaziare in un panorama unico, la vista sul borgo medioevale e sulla vallata è bellissima. Anche questo monumento, carico di arte e di storia leggibile su gli affreschi presenti, fa parte di quel patrimonio artistico trascurato per lunghi anni e poco pubblicizzato, fortunatamente, anche se con varie difficoltà e alcune polemiche, oggi grazie a un’organizzazione culturale e a dei volontari la Rocca è visitabile in tutti i fine settimana.

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