
Le Ninfe erano considerate, nella religione e cultura greca, divinità minori, potenze divine della natura dall’aspetto di bellissime fanciulle eternamente giovani, il termine in greco significa proprio “Fanciulle”. Le Ninfe erano molteplici e ognuna aveva un suo campo specifico d’azione, in generale si può dire che erano divise, fondamentalmente in tre categorie: Terrestri; Acquatiche; Celesti. La ripartizione di queste divinità, pur presente già in Omero e nei poeti più antichi, non è univoca, cioè non esiste una divisione che possa essere considerata canonica ed esaustiva. Le Ninfe greche sono state riprese e assimilate, nella religione romana, alle divinità delle fontane, delle sorgenti e dei fiumi. Nei Fasti dei Fratelli Arvali è menzionato un loro tempio posto nel Campo Marzio, questo fu incendiato da Clodio, sembra che in esso si conservassero le tavole censorie. Tempietti e ninfei furono edificati, dai Romani, solo in tarda epoca, alcuni studiosi hanno abbinato il culto delle Ninfe ad alcune Furrine, divinità romane di natura non chiarita del tutto. Ciò non è però accettato, anzi l’abbinamento è respinto dalla maggior parte dell’ambiente scientifico. Torniamo ai Greci, questi le raffiguravano sempre come fanciulle bellissime spesso nei cortei di alcuni Dei, nella descrizione una processione al seguito di Dioniso, o di Hermes, o di Pan, o di Artemide, le Ninfe sono immancabili. Esse affascinavano sia uomini mortali sia eroi, e gli autori greci scrissero un gran numero di miti che le vedevano protagoniste spesso associate con i Satiri. In definitiva le Ninfe rappresentavano la natura, la personificazione della sua creatività e delle sue attività. Erano quindi bellissime creature divine dalle movenze graziose, dalla testa decorata di fiori, dai vestiti svolazzanti e leggeri, a volte, se pur raramente, erano nude. Soprattutto erano benefattrici dell’umanità, avevano il potere di rendere fertile la natura e di proteggerla, erano in grado di fermare inondazioni e… quant’altro. Alcune curavano mali e ferite, altre proteggevano le coppie che si bagnavano nelle loro sorgenti, avevano luoghi consacrati in cui spesso ballavano e cantavano, erano amanti di divinità e di mortali. I loro figli che natura avevano? Quelli concepiti con le divinità erano immortali, mentre dall’accoppiamento con i mortali nacquero molti Eroi e Semidei. Torniamo alla classificazione, vediamo com’erano suddivise, secondo l’ambiente naturale in cui vivono, le tre classi.
Ninfe Terrestri o Epigee:
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.Agrostine, Ninfe dei campi; Aloniadi, delle vallate profonde, dei burroni, dei dirupi; Oreadi o Orestiadi, delle montagne, Eco è la più famosa; Napee, delle valli; Alseidi, dei boschi; Auloniadi, Euridice apparteneva a questo gruppo; Limniadi dei prati; Coricidi; Driadi, ciascuna di esse viveva in una pianta, spesso si trattava di una quercia; Amadriadi; Anthuse, dei fiori; Meliadi o Melie, delle piante di frassino e figlie di Urano; Epimelidi, protettrici dei meli e degli ovini; Ileori; Dafnaie, dell’albero di alloro, il loro nome deriva da Dafne.
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Ninfe Acquatiche o Idriadi:
.Aliadi, delle coste; Psamidi; Oceanine o Malìe, delle correnti marine e fluviali; Nereidi, del mare, erano le cinquanta figlie di Nereo e dell’oceanina Doride; Naiadi o Efidriadi, delle sorgenti di acqua dolce; Eleadi, delle paludi; Potameidi, dei fiumi; Limniadi o Limnadi, dei laghi e degli stagni; Creneidi e Pegee, delle fonti, delle fontane, dei pozzi e delle sorgenti; Avernali, del lago Averno e dei fiumi infernali; Nefeli.
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Ninfe Celesti:
Aurae, della brezza, erano figlie di Borea, il Dio della tramontana e portatore dell’inverno; Asteriae, la maggior parte erano figlie di Atlante; Esperidi queste erano le custodi dell’omonimo giardino, Arethusa è la più rappresentativa; Pleiadi; figlie di Pleione; Iadi; Nefele la nube; Eliadi; Alcinoidi.
A queste tre macro categorie si possono aggiungere altre Ninfe: Lampadi, le Ninfe infernali compagne di Ecate; le Tiadi, che erano le compagne di Dioniso, chiamate anche Baccanti; Cure, Ninfe nutrici dei neonati.
La fantasia di Greci le descrive come divinità libere e indipendenti, solo di sesso femminile, come più volte accennato, rappresentanti delle forze naturali, impersonando il carattere procreativo e vitale della natura stessa. Erano presente a ogni evento o manifestazione naturale, Omero le vuole figlie di Zeus Egioco, ma le leggende che narrano le loro vicissitudini sono tante, di conseguenza sono varie le loro origini. C’è chi le descrive come figlie dei fiumi, altri dei mari, dei boschi, o delle regioni in cui avevano un culto a loro dedicato. Divinità? Sicuramente sì, ma non immortali come gli Dei, così furono descritte da Esiodo e per questo non ammesse all’Olimpo, anche se, secondo lo stesso autore, avevano una vita molto lunga. Altri autori, invece, le distinguono in due categorie: mortali e immortali. Non vivevano sull’Olimpo, anzi come abbiamo visto, risedevano in regioni diverse e a volte all’interno delle piante e delle acque. Scomodando ancora una volta Omero, va aggiunto che nell’Iliade, nell’assemblea solenne di tutti gli Dei, convocata da Zeus, sono presenti anche le Ninfe. Una domanda nasce, però spontanea, quali erano i poteri e le doti delle Ninfe? Erano tante e tanti erano i loro poteri, tutti riguardanti ciascun gruppo. In altre parole i loro poteri erano specialistici, per fare un esempio: le Auloniadi, avevano potere sulla vegetazione, ma altre li avevano anche sugli uomini. Erano considerate anche divinità nutrici, nelle leggende di Ermete e di Dioniso assumo il ruolo di nutrici degli Dei bambini. Molti eroi, in vari miti, furono allevati dalle Ninfe, molte fanciulle, prima delle nozze, andavano a immergersi in particolari sorgenti, quelle credute abitate da queste divinità, per ottenere la fecondità e spesso offrivano loro sacrifici, quando si avvicinava il momento del parto. Tutte le Ninfe avevano doni profetici, mentre quelle delle acque avevano quelli di guarigione. Durante i rituali erano sacrificati: animali domestici, tori, agnelli e capretti, in prevalenza però era offerto latte, olio, miele, frutta, rose. Pur assimilando il culto delle ninfe, i Romani, le limitarono a Numi delle acque, delle sorgenti, comprese quelle termali, per la precisine, si deve, però ricordare che il culto delle fonti e del loro dio Fontus, a Roma, era molto antico, non si deve dimenticare che Numa Pompilio fissò al 13 ottobre, del suo calendario la festa delle Fontinalia.
Nella mitologia Romana la Ninfa Egeria fu la segreta consigliera, secondo alcuni moglie o amante, del re Numa Pompilio. Come più volte detto le Ninfe, erano tantissime ed è inutile copiare da un libro un elenco di oltre tremila nomi. Chi erano le più famose? Eco, la Ninfa che viveva sul monte Elicona, la moglie di Zeus, Era, le tolse la favella ed Eco non poté far altro che ripetere le ultime parole pronunciate dagli altri. Era una Ninfa Euridice, la moglie di Orfeo, così come lo era Calipso, Omero docet, che riuscì a trattenere Ulisse per venti anni sull’isola di Ogigia. Un’altra Ninfa era Niso, figlia di Oceano, che con le sorelle, le Iadi, accudì Dioniso nei suoi primi anni di vita, il Dio, per premiarle, prima le fece ringiovanire da Medea e in seguito le trasformò in stelle e le pose in cielo creando la costellazione delle Iadi. Il mito narra che le Naiadi rapirono il giovane argonauta Ila, e che Dafne, Ninfa dell’alloro, alla fine, fu trasformata in tale pianta. Anche le tre Esperidi, Egle, Aretusa e Ipertusa, erano Ninfe, figlie del titano Atlante o di Espero, la stella della sera. Queste, nel giardino che portava il loro nome, custodivano, con l’aiuto di un drago, l’albero dalle mele d’oro. Il famoso albero che la Dea Era ebbe in dono da Gea, la Madre Terra. La cosa particolare fu che le Ninfe furono ricordate e in qualche modo venerate, per quasi tutto il Medioevo. Gli Dei sparirono dai culti, ma loro rimasero, tanto che la Chiesa le demonizzò, definendole streghe o demoni. Non fu però facile farle uscire dall’immaginario umano, esse a differenza degli Dei non avevano templi da distruggere o da trasformare in luoghi Cristiani, le Ninfe erano sparse per tutta la natura e i riti a loro dedicati molto semplici, così come lo erano le offerte. Una curiosità, nel Lazio esiste la piccola cittadina di Ninfa, oggi parco naturalistico e archeologico gestito dalla LIPU, visitabile poghi giorni l’anno. Questa piccola località vede i suoi primi insediamenti in età Romana e sulle rive del bellissimo lago fu edificato un tempio dedicato alle Ninfe, sacre agli abitanti del luogo. Quando la proprietà della cittadina passò alla chiesa, fu distrutto tutto ciò che riguardava il paganesimo e in quel piccolo luogo tra il XIII secolo e il XIV secolo furono edificate dieci chiese e quattro monasteri. Oggi si presenta come un giardino stupendo, un sogno che si può vivere con gli occhi aperti. Scrisse Plinio il Vecchio, nella sua opera la “Naturalis Historia” che sul laghetto, dalle acque cristalline, si vedevano alcune isolette galleggianti le quali roteavano al suon di musica.
Alla fine del XIX secolo Ferdinando Gregorovius storico e viaggiatore scriveva nella sua opera “Passeggiate Romane”:
“Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezza sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità, questa località è più graziosa della stessa Pompei le cui case si innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche, invece sopra Ninfa si agita un olezzante mare di fiori, ogni parete, ogni muro, ogni chiesa ed ogni casa sono avvolti in un velo d’edera e su tutte le rovine sventolano le bandiere purpuree del dio trionfante della primavera”.
La figura della Ninfa appare innumerevoli volte, nelle arti visive, dove spesso è raffigurata una bellissima fanciulla, incoronata di fiori e a volte nuda. Le Ninfe delle acque spesso sono raffigurate mentre hanno sulla testa delle brocche, dall’antichità ci provengono le statue di Prassitele e il famoso gruppo marmoreo di Arcesilao. Questa figura compare in varie opere musicali scritte da autori di tutta Europa, compreso l’italiano Claudio Monteverdi il quale, nel 1614 scrisse “Lagrime d’amante al Sepolcro del Amata”, cioè il lamento funebre del pastore Glauco davanti alla tomba della sua amata Ninfa Corinna. In letteratura le Ninfe sono citate una miriade di volte, soprattutto durante il Rinascimento e il Romanticismo. Vladimir Nabokov, nel suo romanzo Lolita conia i termini ninfetta e lolita da allora usati per indicare un tipo di ragazzina sessualmente precoce. Il termine ninfomania creato dalla moderna psicologia, deriva dalla raffigurazione delle Ninfe come fanciulle che si accoppiavano con uomini o donne di loro spontanea volontà. Oggi, anche se è usato più spesso il termine “Ipersessualità”, ninfomania è quel disturbo della personalità che provoca un desiderio sessuale molto acceso, tanto da assumere un rilevante caso clinico. Le Ninfe compaiono anche in un moderno cartone animato.
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