
Prima di parlare di questo edificio è opportuno fare un breve cenno su quest’ordine religioso e allo stesso tempo militare. L’ordine nasce con il nome di: Ordine Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme, era religioso e si occupava di dare assistenza ai pellegrini Cristiani che si recavano in Terra Santa. L’ordine vide la luce nella prima metà dell’XI secolo e nel 1113 fu riconosciuto da papa Pasquale II. Si trattava di monaci Benedettini amalfitani che si recarono a Gerusalemme e qui edificarono, con l’aiuto di mercanti e di pellegrini provenienti da Amalfi, l’Ospedale di San Giovanni Elemosiniere. Lo costruirono nei pressi del Santo Sepolcro ed era un ospedale aperto a tutti, non solo ai Cristiani. Dalla loro provenienza deriva la croce bianca, simbolo della Repubblica marinara di Amalfi, che compariva sulla loro tonaca. Dopo la Prima crociata, le cose, però cambiarono, gli ospitalieri divennero un ordine religioso cavalleresco cristiano, i Cavalieri che ne facevano parte si occuparono, oltre della cura, anche della difesa dei pellegrini che si recavano in Terra Santa. L’ordine fu così composto di membri sia ospitalieri sia militari, ma nel 1187 i Cristiani furono sconfitti e la città di Gerusalemme tornò agli Islamici, i Cavalieri si rifugiarono a Cipro, in cui soggiornarono per un breve periodo. Per due anni tentarono di conquistare l’isola di Rodi e alla fine ci riuscirono e da quel momento l’ordine divenne sovrano e iniziarono a difendere tutte le isole greche dai pirati berberi, cambiarono anche il nome, divennero: I Cavalieri di Rodi. Quando, nel 1314 l’Ordine cavalleresco dei Templari fu sciolto i Cavalieri di Rodi, presero possesso dei loro beni, ma le fortune furono alterne e anche a loro toccarono dei brutti momenti.
Vari sultani tentarono più volte di conquistare Rodi, dopo aver sopportato un assedio di sei mesi, i Cavalieri furono costretti ad abbandonare l’isola e cominciarono a vagare per l’Europa, fino al 1530, fu, infatti, in quest’anno che l’imperatore Carlo V cedette all’ordine l’isola di Malta. Divennero così vassalli del Regno di Sicilia e assunsero il nome di: Cavalieri del Sovrano Ordine di Malta. I Cavalieri parteciparono alla battaglia di Lepanto, insieme alle truppe spagnole, pontificie, genovesi e veneziane, contro gli Ottomani, e rimasero a Malta fino all’arrivo delle truppe napoleoniche che occuparono l’isola. Da allora i Cavalieri si divisero e si trasferirono, spesso nei loro luoghi di origine, in Italia fissarono la loro sede nel complesso di Santa Maria del Priorato, sul colle Aventino a Roma. L’ordine possedeva anche fondi rustici, tre farmacie e ventitré case, poste tra la Torre dei Conti e la Torre delle Milizie. Dopo questa doverosa premessa iniziamo a parlare dell’edificio posto nel Foro di Augusto a Roma. La Casa dei Cavalieri di Rodi, in uso, dal 1946 al Sovrano Militare Ordine di Malta, ma che apparteneva all’ordine fin dal XIII secolo. Per capire le stratificazioni caratteristiche della casa in questione si deve partire dalle origini e cioè proprio dal Foro di Augusto. Questo monumento fu inaugurato nel 2 a.C., fu il secondo Foro imperiale, per data di costruzione, Augusto in esso volle far edificare il Tempio di Marte Ultore.
In prossimità del Foro vi era l’abitazione del console Sesto Pompeo, in età Domizianea, tra il Foro di Augusto e quello di Traiano, fu costruita quella che prese il nome di “Terrazza Domizianea”. In realtà era un muraglione di laterizi, su cui comparivano due gradi nicchie, ad arco, sovrapposte. Si trattava di una fontana monumentale, la mostra terminale dell’Acquedotto dell’Acqua Marcia. L’opera però non fu mai terminata a causa della costruzione del Foro di Traiano. Facciamo ora un balzo temporale e atterriamo nel IX secolo, quando i monaci Basiliani, sfruttando ciò che era a disposizione, eressero sul podio del Tempio di Marte Ultore e sopra l’esedra una piccola Chiesa che fu intitolata a San Basilio, inoltre, costruirono un convento addossato al muro della Suburra. Come base per il campanile fu usata un architrave posto su tre colonne del tempio di Marte, le tre che sono ancora in piedi. Altro salto temporale, arriviamo al XIII secolo quando la chiesa e il convento entrarono a far parte delle proprietà ramo ospitaliero dei Cavalieri di San Giovanni. Circa un secolo dopo, furono eseguiti lavori di ristrutturazione e la monumentale fontana dell’Acqua Marcia divenne la facciata del Priorato.
Oggi su di essa è possibile vedere una particolare finestra che presenta un arco gotico a tre lobi contornata da una cornice di epoca rinascimentale, mentre sulla facciata, che da su Via Campo Carleo, sono presenti alcuni ingressi di taberne romane murati. Entriamo all’interno dell’edificio e cerchiamo di capire come si presenta nei nostri giorni, attraverso una scala di epoca romana, ripristinata nel 1946, si entra direttamente nel grande salone d’Onore con un bellissimo soffitto di legno.Quest’ambiente presenta, nella parte superiore delle pareti, due registri di affreschi separati da una mensola. Nel registro superiore sono affrescate girali d’acanto monocromatiche, con sfingi che vanno a contornare clipei con teste di Cesari e lo stemma familiare Barbo quest’ultimo è costituito da un leone rampante con banda trasversale, con alle spalle un nastro e le due classiche chiavi della Chiesa. Nel registro inferiore sono presenti i dipinti di festoni e bucrani monocromi su uno sfondo di colore ocra.
Nel salone è possibile vedere le bandiere delle cosiddette “Otto Lingue” e due grandi carte geografiche che raffigurano una tutti i possedimenti dell’ordine, l’altra le isole di Rodi e Malta, isole in cui i Cavalieri si ritengono i legittimi governanti, anche se in esilio. Una piccola precisazione: erano otto le lingue ufficiali dell’Ordine, nello specifico, tre dialetti francesi, lo spagnolo, l’italiano, l’inglese, il tedesco e il portoghese, così come sono otto le punte della croce simbolo dei Cavalieri e sempre otto sono le beatitudini pronunciate da Gesù nel discorso della montagna.
In una parete si apre un ambiente, l’arengario, utilizzato per le assemblee dei Cavalieri. Caratteristico è l’ambiente attiguo, la cosiddetta sala del balconcino, qui è possibile vedere un’interessante ricostruzione della parte alta dei portici del Foro di Augusto, per la precisione ci sono le copie due cariatidi dell’Eretteo di Atene e clipei con al centro la testa di Giove Ammone. Non è da trascurare l’affresco della deposizione del Cristo tra la Madonna e San Giovanni, opera attribuita a Sebastiano del Piombo.
È opportuno dare un’occhiata al camino, che risale al 1555, sul quale vi è un’interessante raffigurazione dell’isola di Rodi così com’era nel 1480, inoltre è possibile vedere lo stemma del Gran Maestro di quell’epoca. Dal salone un’interessante scala conduce al piano superiore, mentre si sale si può vedere dei graffiti eseguiti a carboncino raffiguranti Virgilio, versi degli scritti del poeta e la descrizione dantesca. Ed eccoci sulla loggia che si apre magicamente sul Foro e il Mercati di Traiano, sul Vittoriano, sul Campidoglio e… non si può aggiungere altro se non: “È una visuale che lascia senza fiato”. Si tratta di una loggia con otto arcate e decorata con affreschi raffiguranti paesaggi, con i primi piani di animali, di uccelli esotici e di medaglioni con l’effige degli imperatori, opere attribuite alla scuola o perlomeno alla cerchia di Andrea Mantegna, purtroppo nei dipinti sono visibili i segni dei tramezzi e dei solai aggiunti in epoca successiva.
Nel 1566 l’ordine si trasferì sul Colle Aventino in quello che diverrà il palazzo del Priorato ciò per permettere il risanamento dell’area che nel frattempo era divenuta insalubre. In questo complesso Pio V mise le suore domenicane Neofite e nel foro di Augusto nacque la chiesa dell’Annunziata. Le suore commissionarono alcuni lavori di ristrutturazione tra i quali la trasformazione della loggia in un dormitorio su due livelli, facendo tamponare le arcate, questo spiega i danni che hanno subito gli affreschi. Nel 1924 le suore furono trasferite anche perché furono demoliti il convento di San Basilio e di quello delle suore dell’Annunziata, per far spazio alla “Via dell’Impero”, oggi via dei Fori Imperiali, lavori che furono eseguiti tra il 1924 e il 1932.
Nel frattempo l’edificio che ospitò il Cavalieri divenne proprietà del comune di Roma, ma, come detto, dopo la seconda guerra mondiale, la costruzione fu di nuovo assegnata ai Cavalieri dell’Ordine di Malta. Furono eseguite delle nuove ristrutturazioni tra le quali la riapertura della loggia, anche se ormai alcuni danni agli affreschi erano irreversibili. Nel 1946 fu anche realizzata la Cappella Palatina di San Giovanni Battista, che poi è il protettore dell’Ordine. La cappella in questione fu ricavata dall’atrio di una domus romana, questa presenta una pianta quadrangolare con tre arcate rette da pilastri di travertino ed è contornato da un ambulacro. L’altare è particolare, infatti, è fatto di marmi policromi, con un piano dello stesso materiale di Carrara e fu posto in una nicchia scavata nel muro romano, inoltre nell’incavo che contiene l’altare, ci sono i resti di alcuni affreschi che appartenevano a una casa del quartiere Alessandrino, demolito per far posto alla Via dei Fori Imperiali.
La parte anteriore dell’altare, di marmo africano, presenta un disco rosso con una croce ottagona. Sopra l’altare è stato posto un busto bronzeo di San Giovanni Battista e il tabernacolo che riproduce idealmente la Casa dei Cavalieri di Rodi. Interessanti sono i sei candelabri che raffigurano altrettanti Cavalieri inginocchiati e reggenti un cero. Tutte le sculture furono realizzate dall’artista Alfredo Biagini all’inizio del Novecento, Infine, l’acquasantiera, anch’essa con la croce ottagona dell’ordine, fu ricavata, in epoca antica, da una parte di una colonna di granito del Foro di Augusto. Oggi il Sovrano Militare Ordine di Malta è riconosciuto come stato sovrano, nel mondo, da ottanta nazioni, si occupa di assistenza ospedaliera e opere caritatevoli. L’ordine ha la sede principale a Roma nel Palazzo Magistrale in Via Condotti, possiede oltre la Casa dei Cavalieri di Rodi anche la Villa di Santa Maria del Priorato sul Colle Aventino, complessi, questi, che godono dell’extraterritorialità.
Questo è il panorama che si può ammirare dalla loggia.
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