Fotografia SUBACQUEA
FOTOGRAFIA SUBACQUEA
una stuzzicante frontiera fotografica
Cosa ci può essere di più stimolante di avere davanti all’obiettivo della propria fotocamera un animale selvaggio da immortalare? Probabilmente un guizzante pesce. Ma per questo scopo, oltre a trovarci in immersione, avremo bisogno di tutta una serie di dispositivi adeguati.
Già dalla nascita della fotografia nei primi fotografi si sviluppò il desiderio di ampliarne il campo di applicazione al mondo subacqueo. Con le prime macchine a lastre che necessitavano di tempi lunghissimi l’impresa era impossibile. Un notevole contributo positivo si è avuto con l’introduzione degli otturatori e aumento della sensibilità delle pellicole che possiamo datare negli ultimi decenni dell’ottocento.
I primi tentativi furono effettuati su bassi fondali utilizzando dei dispositivi galleggianti sia per spostare le attrezzature che per ottenere, attraverso dei lampi di magnesio, la luce necessaria. Per scendere a profondità maggiori furono utilizzati dei dispositivi a tenuta stagna collegati con l’esterno per ricevere l’aria o sistemi senza operatore.
Le prime foto a colori furono realizzate da W.H. Longley nel 1926 per la rivista National Geographic Magazine; poiché le lastre avevano pochissima sensibilità veniva bruciata su una zattera una grande quantità di magnesio che permetteva di illuminare tutto il fondale marino.
Il vero salto per la diffusione oltre gli specialisti è dovuto ad Hans Hass che progettò e realizzò la Rolleimarin, la prima custodia stagna costruita in serie, per la Rolleiflex biottica 6×6 qualche anno dopo del 1950. La Rolleimarin, di uso semplice ed ergonomico e ancora oggi usata da alcuni professionisti.
Nel 1951 Jean De Wouters d’Oplinter, che faceva parte della prima spedizione della Calypso di Cousteau, realizzò la Calypso Phot, la prima fotocamera anfibia formato 24×36, dotata di guarnizioni o-ring e di flash a lampadina, stagna fino a ben 30 metri. Una fotocamera piccola, semplice e robusta che funziona sia sopra che sott’acqua e che utilizza una comune pellicola da 35 mm, con comandi insensibili alla pressione e soprattutto poco costosa. Con essa la fotografia subacquea diventa realmente alla portata di tanti sub. La Nikon in seguito acquisterà il brevetto e realizzerà la fotocamera Nikonos, la prima a dorso apribile dotata di flash elettronico. Ai giorni odierni troviamo una vasta produzione di custodie e macchine anfibie, sia artigianale che industriale, di altissimo livello. Vengono prodotte anche delle compatte di tipo usa e getta che hanno reso la fotografia subacquea popolare e alla portata di tutti. Naturalmente per i professionisti troviamo fotocamere o custodie estremamente sofisticate e che possono utilizzare accessori dedicati sempre più evoluti e completi.
Analizziamo le leggi fisiche che dobbiamo considerare quando abbiamo in mente di fare un’immersione. Ovviamente non ci interessa una trattazione rigorosa, che necessita di molte variabili, ma solo la comprensione del fenomeno. La prima grandezza da considerare è la pressione che è definita come il rapporto tra la forza agente normalmente alla superficie e la superficie stessa, la sua unità di misura è l’atmosfera oppure il Newton/m2.
Normalmente noi siamo sottoposti costantemente al peso della aria sopra di noi e non la avvertiamo, diciamo che ci troviamo ad 1 atmosfera. Quando ci immergiamo il valore della pressione aumenta di uno ogni 10 metri di profondità: a 10 metri di profondità il corpo umano sarà sottoposto a 2 atmosfere, a 20 metri la pressione aumenterà a 3 atmosfere e continuerà sempre ad aumentare.
Principio di Pascal: un liquido non è comprimibile. Poiché buona parte del corpo umano è formato da liquidi riusciamo a scendere ad “elevate” profondità senza che il nostro corpo venga schiacciato.
Legge di Boyle-Mariotte: a temperatura costante, il volume di una certa quantità di gas varia in modo inversamente proporzionale alla pressione a cui viene sottoposto. Aumentando la profondità il volume si riduce mentre diminuendola il volume aumenta.
Principio di Archimede: Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari alla massa del fluido spostato. All’aumentare della profondità si avrà una riduzione del volume dell’aria che ridurrà la spinta verso l’alto. Per compensare il fenomeno i sub usano il GAV (Giubbotto ad Assetto Variabile).
Legge di Charles: A volume costante la pressione di un gas è proporzionale alla sua temperatura. Bisogna caricare e trasportare le bombole in condizioni sicure.
Legge delle pressioni parziali di Dalton: La pressione totale esercitata da una miscela di gas è uguale alla somma delle pressioni parziali dei gas componenti la miscela stessa. L’aria secca è formato in prima approssimazione dal 20% di ossigeno e dal 78% di azoto.
Legge di Henry: A temperatura costante la quantità di un gas che si può sciogliere in un liquido è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas stesso. Durante la discesa l’azoto aumenta di pressione mentre durante la risalita tende a tornare in forma gassosa (si crea un forte rischio di embolia che deve essere eliminato facendo delle soste durante la risalita: la decompressione).
Oltre alle leggi fisiche appena enunciate in immersione bisogna tener conto di altri fattori:
Effetti dell’acqua sulla luce: A causa della rifrazione nell’acqua un oggetto sembra più grande e più’ vicino, approssimativamente 1/3 della dimensione reale.
Visione dei colori in acqua: Poiché l’acqua assorbe le radiazioni luminose, in immersione si perde facilmente la visione dei colori, specie quelli caldi. Già a cinque metri di profondità il colore rosso tende al grigio ed ai i 30 metri la visione sarà ridotta al blu ed al violetto.
Le onde sonore nell’acqua: la velocità di propagazione del suono è circa quattro volte superiore rispetto all’aria.
Dopo esserci preparati per la nostra immersione affrontiamo la scelta dei materiali subacquei che ci necessitano.
Abbiamo la scelta tra:
- custodie subacquee: dei rivestimenti impermeabili da aggiungere alla nostra fotocamera (in inglese viene utilizzato il termine housing)
- fotocamere subacquee: fotocamere appositamente progettate e costruite per l’uso in acqua
esistono inoltre dei dispositivi fotografici che sono inseriti in altri contesti come la fotocamera montata dentro la maschera subacquea.
Analizziamo in dettaglio le custodie subacquee abbiamo:
- custodie morbide: sono delle custodie dove viene inserita la fotocamera, di norma sono abbastanza capienti da contenere le varie fotocamere scelte dal fotografo. Sono molte economiche, poche decine di euro, ma sono adatte solo ad un uso semplice e ridotto, risultano efficaci solo a profondità ridotte (pochi metri dalla superficie).
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esempio di custodia morbida in cui è stata introdotta una fotocamera reflex |
- custodie per compatte: sono delle custodie che permettono di proteggere durante l’immersione delle piccole fotocamere. Di queste custodie ne troviamo due tipi diversi: un primo tipo molto economico (costo a volte inferiore ai 100 euro) che risultano efficaci fino a profondità di poche decine di metri (ad esempio la custodia Casio EWC-10 per la fotocamera compatta EXILIM EX-Z75 costa circa 90 euro). Un secondo tipo che troviamo su siti dedicati ai prodotti fotosub sono le custodie in policarbonato per le compatte e per le mirrorless delle principali marche (Canon, Sony, Panasonic, Nikon ed anche per gli smartphone) con delle ottime caratteristiche; mantengono il controllo di molti automatismi e possono essere utilizzate fino alla profondità massima che varia da 60 ai 100 metri. I prezzi partono da poco oltre i 300 euro ed arrivano a superare i 1500 euro (custodia per la mirrorless Sony α6300 che permette di fare filmati in formato 4K).
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esempi di custodie rigide per fotocamere compatte o per mirrorless |
- custodie per reflex: sono delle custodie, specialmente quelle per fotocamere di fascia alta, con caratteristiche decisamente superiori a quelle per le fotocamere compatte. Consideriamo a titolo di esempio la custodia subacquea MDX-6D per la Canon EOS 6D; viene ricavato da un blocco in lega di alluminio che viene poi protetta con un rivestimento anodizzato. Quasi tutti i comandi risultano utilizzabili dall’esterno. La custodia permette di scegliere tra diversi mirini oltre ad essere equipaggiata con più connettori per controllare degli illuminatori esterni. Una slitta permette il rapido inserimento della fotocamera ed un sensore di umidità lancia un allarme in caso di bisogno. Inoltre permette di installare diversi oblo per i diversi obiettivi che possono essere montati. La custodia pesa due chili e mezzo ed è utilizzabile fino alla profondità di 100 metri. Naturalmente il prezzo è adeguato alle prestazioni offerte visto che supera i 2500 euro.
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esempio di custodia rigida per fotocamera reflex Canon EOS 6D. Sono evidenti le appendici che permettono sia impugnare in modo ergonomico la fotocamera che di fissare gli illuminatori |
Sono commercializzate anche custodie per fotocamere di medio formato (ad esempio la Nauticam NA-H5D per Hasselblad H5D) con le caratteristiche di quelle per le reflex ma con un prezzo che è di poco inferiore ai 10000 euro.
Analizziamo in dettaglio le fotocamere subacquee abbiamo:
- fotocamere usa e getta: sono delle fotocamere molto economiche (in prezzo varia intorno ai 20 euro) e con solo le caratteristiche base che permettono di scattare “un rullino fotografico” in un ambiente acquatico di pochi metri di profondità. Dopo l’uso l’apertura della fotocamera per sviluppare il rullino la rende inutilizzabile.
- fotocamere compatte: sono delle fotocamere che non hanno bisogno di una custodia poiché sono state progettate per resistere direttamente alla profondità. I costruttori di fotocamere commercializzano abbastanza modelli tropicalizzati, cioè che non vengono disturbate dalla presenza dell’acqua ma i modelli subacquei sono poco frequenti. Ad esempio la Canon PowerShot D30 è una fotocamera digitale da 12 mega pixel che funziona fino alla profondità di 30 metri. Il suo costo si aggira sui 300 euro.
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fotocamere compatte subacquee. Possono essere usate indifferentemente sia sopra che sotto l’acqua |
Gli ultimi modelli di smartphone sono stati resi impermeabili, anzi possono essere immersi in una piscina senza problemi.
Riassumendo per le compatte digitali rispetto alle custodie abbiamo:
Vantaggi |
Svantaggi |
Sono piccole, pratiche e leggere | Hanno limitata capacità di immersione |
Sono facili da usare (praticamente uguali a una comune compatta) | Ci sono pochi modelli disponibili |
Hanno una buona gamma di prezzi e prestazioni | La loro qualità non è professionale |
Si possono usare allo stesso modo sopra e sotto l’acqua | |
Sono resistenti ai maltrattamenti in genere |
In definitiva possiamo dire che la fotografia subacquea è molto difficile o addirittura impossibile se l’acqua non è limpida. Restare nella giusta posizione per scegliere l’inquadratura spesso è una operazione tutt’altro che facile, come non è semplice stabilizzarsi alla profondità scelta, superare la profondità massima spesso significa danneggiare il materiale in modo irreversibile.
La predominante blu, come l’assorbimento delle tinte calde, procura notevoli problemi di bilanciamento dei colori. Per scattare delle fotografie in profondità è necessario utilizzare una fonte aggiuntiva di luce: gli illuminatori subacquei, dispositivi che aumentano notevolmente il costo della nostra attrezzatura.
Nelle fotografie spesso si vedono dei fastidiosi puntini bianchi. Sono dovuti alle particelle che si trovano in sospensione nell’acqua; dall’occhio vengono pochissimo percepite ma nella scarsa illuminazione della profondità sono enfatizzate dalla luce del flash. Un suggerimento e quello di avvicinarsi il più possibile al soggetto da fotografare.
Alcuni accorgimenti ci permettono però di aumentare le probabilità di ottenere buone fotografie come utilizzare il flash in modo manuale e scattare le fotografie in formato RAW, permettendo le correzioni in modo più semplice.
Avendo personalmente provato le difficoltà della fotografia subacquea con una Sea&Sea a rullino non posso che enfatizzare la soddisfazione per i pochi scatti buoni e stuzzicanti che si ottengono.
FRANCESCO
questo articolo è stato pubblicato sulla rivista FOTOGRAFARE n° 8 (Agosto) del 2016 nella rubrica di ALTA FOTOGRAFIA.
P.S. Visto il tempo trascorso dalla pubblicazione va precisato che l’impianto tecnico dell’articolo è sempre valido ma risulteranno poco attendibili le eventuali ricerche di mercato o le scansioni temporali dei prodotti fotografici citati nel medesimo.
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